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Quaderno di traduzioni /3 - Remembrance of Things Past di Shirley Jackson

Shirley Jackson, scrittrice statunitense nata nel 1916, è considerata uno dei principali punti di riferimento per la narrativa del genere horror e del soprannaturale. Tra le tante produzioni della scrittrice, ne rimangono molte non ancora tradotte. Autrice di numerosi romanzi e racconti brevi (alcuni brevissimi, come quello finora inedito e qui tradotto), la scrittrice non conobbe mai il successo mentre era in vita. Fu soltanto dopo la sua morte che il pubblico ed il panorama letterario cominciarono a scoprire e appassionarsi alle atmosfere così particolari dei suoi racconti, che oscillano tra illusione e terrore. Nelle sue storie, Shirley Jackson parte sempre da situazioni di vita quotidiana, spesso da luoghi e situazioni apparentemente banali e innocue, ed è proprio su questo scenario che prendono il sopravvento - e si insinuano silenziosi gli avvenimenti più surreali, bizzarri e spaventosi. Non c’è sempre una risposta a queste stranezze, molte cose rimangono sospese, indecifrate, con finali lasciati all’interpretazione del lettore. Il surreale permea e gioca di sottofondo in vite apparentemente calme e razionali, perché, come la stessa Jackson scrive nel suo famoso libro L’incubo di Hill House, “Nessun organismo vivente può mantenersi a lungo sano di mente in condizioni di assoluta realtà”.


Tratto dalla raccolta di racconti Let me tell you.


Titolo originale: Remebrance of Things Past


 

Il ricordo di cose passate


Mr. Waggoner entrò fiaccamente nel salone. Sua moglie stava lavorando a maglia vicino al caminetto. Con un certo stupore, Mr. Waggoner si rese conto di aver dimenticato il nome di sua moglie.

“Buongiorno cara,” disse Mr. Waggoner.

“Buongiorno William,” rispose la moglie.

Mr. Waggoner rimase seduto ad osservarla, domandandosi come si chiamasse. Si ritrovò a pensare a tantissimi nomi, ma sapeva che nessuno tra quelli apparteneva alla moglie.

Sandra? Pensò incerto. Avrebbe voluto sposare una ragazza di nome Sandra.

“La colazione è stata di tuo gradimento, William?” Domandò Mrs. Waggoner con noncuranza. “Ho detto alla domestica di darti solo un uovo stamattina. Hai mangiato un po’ troppo ieri sera.”

“La colazione era ottima, ti ringrazio cara,” rispose Mr. Waggoner. Annabelle?

“Che piani hai per oggi, William?” gli chiese Mrs. Waggoner.

“Ancora non lo so.” Clarice?

“Magari un po’ di giardinaggio? O una partita a golf?”

“Ho giocato ieri a golf,” disse Mr. Waggoner irritato.

“Vorrai giocare al tuo meglio, William, per quando andremo al sud quest’anno.”

Come gli uccelli[1], pensò William. Com’era il nome della donna? Lucrece?

Mr. Waggoner cominciò ad averne abbastanza. La sua iniziale preoccupazione si era adesso trasformata in rabbia. Questa donna non poteva continuare a rimanere anonima.

“Mia cara,” disse.

“Sì, William?” rispose sua moglie.

Mr. Waggoner rifletté intensamente. “Ti ricordi i primi anni di matrimonio?

Mrs. Waggoner rifletté intensamente. “Non molto bene,” rispose.

“Sai,” disse Mr. Waggoner “I primi anni.”

“Sì?” domandò Mrs. Waggoner.

Mr. Waggoner fece un respiro profondo. “Ricordi come eravamo buffi? Com’era che ti chiamavo?”

Mrs. Waggoner si accigliò. “Ti chiamavo Bubble” rispose.

Mr. Waggoner trasalì “Ah, ma com’era che io chiamavo te?” Lo disse rendendo il tono della voce intenzionalmente imbarazzato.

“Bumpo”[2] disse Mrs. Waggoner con le labbra strette.

“Capisco,” disse Mr. Waggoner. “Beh…” riprese.

Considerando l’argomento ormai evidentemente chiuso, Mrs. Waggoner disse in fretta “Ho ricevuto una lettera da Becky stamattina. Verrà qui con la piccola il dieci.”

“Che piacere,” rispose Mr. Waggoner. Becky. Rebecca. Quello era il nome di sua figlia. Era forse stata chiamata come sua madre?

Reba?

“Devi tagliarti i capelli questa settimana”, disse Mrs. Waggoner.

Deliah?

Squillò il telefono.

“Rispondi tu, William caro? Chiese Mrs. Waggoner.

William caro rispose al telefono. “Sì?” domandò vagamente.

“Oh, William,” disse una voce femminile. “Mi passi Jane, per favore?”

Jane. Jane. Che rabbia terribile. Mr. Waggoner posò il telefono.

“Jane” disse urlandole contro. “Ti vogliono al telefono. Oh, Jane…”



Artuso Sofia



 


Il testo originale è visualizzabile qui:

https://ibb.co/ZHs8Xq3

https://ibb.co/3sd2zx6

https://ibb.co/VpF14yK


[1] L’autrice rimanda al poema epico di Shakespeare The rape of Lucrece, dove gli uccelli rappresentano un importante simbolo per contrastare l’innocenza della protagonista, Lucrece, con il suo stupratore. [2] Dopo aver esaminato attentamente le opzioni di traduzione, ho deciso di mantenere entrambi i soprannomi in inglese. Questa scelta è stata motivata dal fatto che, sebbene il soprannome "bubble" abbia una traduzione in italiano, "bolla", il termine "bumpo" non ha né una traduzione diretta in italiano né un significato specifico nella lingua inglese. Questo perché i soprannomi spesso non hanno un significato linguistico definito, ma acquistano un significato particolare solo per coloro che li utilizzano, all'interno di un contesto specifico condiviso. Tale scelta non disturba il lettore, poiché anche nella lingua italiana esistono numerosi soprannomi privi di senso e "traducibili" soltanto dagli stessi creatori.

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