Ötzi: poesie da conservare è una rubrica di poesia curata da Luigi Cannillo. Ogni mese una proposta di lettura con un breve commento al testo. Il 19 settembre 1991 venne ritrovato in Val Senales (Trentino-Alto Adige) il corpo perfettamente conservato di un uomo risalente all'età del rame, ribattezzato poi Ötzi. Il clima all'interno del ghiacciaio in cui fu ritrovato permise una conservazione completa del suo corpo. Allo stesso modo, vogliamo intendere le poesie che proponiamo: corpi da conservare, al di là del fluire del tempo.
Numero sette
Voci da Cuba I | Karel Leyva Ferrer e Alexander Jimenez del Toro
In questo secondo intervento sulla poesia cubana contemporanea l'attenzione è riservata a due autori nati negli anni Settanta e Ottanta, che quindi dal punto di vista anche generazionale ci offrono suggestioni diverse. Entrambi, come le autrici presentate in precedenza, fanno parte del progetto Poetas en Paralelo – Poesia e comunità, sostenuto dalle istituzioni politiche e culturali dei paesi di appartenenza: Cuba, Spagna e Italia. Alle iniziativa di reading già effettuata dal vivo e online sta ora seguendo un'antologia bilingue di prossima pubbblicazione.
Underground di Karel Leyva Ferrer (1975), ambientata a Milano, trasporta energia e dinamica di un turista a basso consumo avviato verso lo spazio culturale e aggregativo della Fabbrica del Vapore. Pudore e curiosità sono caratteristiche del viaggio di chi viene "dall'altra parte della sfera" e in quello metropolitano tra le fermate della linea lilla. Resta il canto, l'affettività, la felice inquietudine figlia forse della beat generation:
Sei un esemplare che vive dell'abbraccio, dello sguardo complice che infiamma la memoria. Sei seduto nel vagone che ti porta inevitabilmente verso est come tutti i fiumi come tutte le canzoni che attraversano la notte.
Con il più giovane Alexander Jimenez del Toro (1987) prevale invece la condizione spaesata, se non alienata, di un Soggetto isolato e prigioniero di muri da demolire per riacquistare respiro e libertà. Il punto di vista centrale nel perimetro del proprio territorio “attraverso una piccola finestra” rivela turisti sdraiati nei parchi e il mare lontano. Le Demoliciones sono necessarie per tornare alla luce che sa di libertà:
È tempo: abbattiamo questi muri, e il corpo come un cactus viva di luce
Il tutto in una rappresentazione che ricorda un ambiente enigmatico di Hopper, qui in atmosfera caraibica.
Anche la lingua e il tono si differenziano nei due testi: fluidi e narrativi nel primo, sintetici e articolati in progressione nel secondo. Fanno parte anche dell'affiancarsi di diverse generazioni, all'interno e fuori da Cuba, nella suggestione e nell'esperienza del territorio e del viaggio tenendo conto sia delle proprie radici che del fenomeno della globalizzazione e del confronto tra culture.
Karel Leyva Ferrer
Underground
Las doce de la noche en el subterráneo de Milán
después de bordear la línea rosa
con el pudor de los que estamos al otro lado de la esfera
y la curiosidad de un colegial
apretando las manos sobre la bolsa plástica
en la que guardas un pedazo de pastel
para comerlo temprano camino a la Fábrica de Vapor.
Nadie te ve.
A pesar de tu extraña condición de no emigrante
de turista de bajo consumo
de clase comercial para el retorno.
Te guía la diminuta letra en el papel
que no quieres cambiar de bolsillo
con tal de que la suerte te siga acompañando.
Acabó la primera función
te llamarán, no dudes, te llamarán.
Al menos para que veas
cómo se puede ser un reo felizmente condenado
en los cuartones de último modelo.
No recuerdas el nombre de la fermata
no quieres preguntar.
Te dijeron que fueras cuidadoso
no vaya a ser que alguien te confunda
y termines pagando demasiados desaciertos.
Eres un espécimen que vive del abrazo
de la mirada cómplice
que inflama la memoria.
Estás sentado en el vagón
que te conduce irremediablemente al este
como todos los ríos
como todas las canciones que atraviesan la noche.
Metropolitana
Mezzanotte, nella metro di Milano
costeggiando la linea lilla
con il pudore di chi sta dall'altra parte della sfera
e la curiosità di uno scolaro
con le mani strette sulla borsa
dove tieni un pezzo di torta
per mangiarlo per strada, verso la Fabbrica del Vapore.
Nessuno ti vede.
Nonostante la tua strana condizione di non immigrato
di turista a basso consumo
di classe commerciale per il ritorno.
Ti guidano caratteri minuscoli, su una carta
che non vuoi cambiare di tasca
perchè la fortuna continui ad accompagnarti.
Il primo spettacolo è finito,
ti chiameranno, non dubitare , ti chiameranno.
Almeno per farti vedere
come si può essere un detenuto felicemente condannato
in celle di ultimo modello.
Non ricordi il nome della fermata
non lo vuoi chiedere.
Ti hanno detto di stare attento
non sia mai che qualcuno ti confonda
e tu finisca per pagare troppi sbagli.
Sei un esemplare che vive dell'abbraccio,
dello sguardo complice
che infiamma la memoria.
Sei seduto nel vagone
che ti porta inevitabilmente verso est
come tutti i fiumi
come tutte le canzoni che attraversano la notte.
(traduzione di Amos Mattio)
KAREL LEYVA FERRER (Santiago de Cuba, 1975) Scrittore e promotore culturale, consulente del Festival Internacional de Poesía de la Habana, vicepresidente del gruppo letterario Ala Décima del Centro Iberoamericano de la Décima y el Verso Improvisado. Presidente della Sezione di Poesía de la UNEAC. Ha ottenuto tra gli altri, il premio di poesia Farraluque, il terzo premio di poesia Regino Pedroso, e il Premio Internazionale Nósside. Ha pubblicato le sillogi Ágape Inconexo, Cambios de marea 2 , Escenas cotidianas, Sucesiones e Vitral. Gli è stata conferita la Distinción Gitana Tropical de La Habana nel 2019 e la Medaglia 45 aniversario del Periódico Trabajadores nel 2020
Alexander Jimenez del Toro
Demoliciones
Es tiempo de tumbar estas paredes,
el calor me asfixia,
alguien ignora que solo finjo dormir.
Días ácidos, días donde meditar no ayuda
y el sudor se encharca en las sábanas.
Miro a través de una ventana diminuta:
los autos allá afuera parecen
hormigas de metal
queriendo romper la inercia,
y los turistas se posan en los parques
a tomar el sol
como aves migratorias.
El mar está más lejos, intocable.
Es tiempo de tumbar estas paredes,
y que el cuerpo como un cactus
se alimente de la luz.
Demolizioni
È tempo: abbattiamo questi muri,
il calore mi soffoca,
qualcuno ignora che fingo solo di dormire.
Giorni acidi, giorni dove meditare non aiuta
e il sudore inzuppa le lenzuola.
Guardo attraverso una minuscola finestra:
le macchine là fuori sembrano
formiche di metallo
che cercano di vincere l’inerzia,
e i turisti si sdraiano nei parchi
a prendere il sole
come uccelli migratori.
Il mare è più lontano, intoccabile.
È tempo: abbattiamo questi muri,
e il corpo come un cactus
viva di luce.
(trad. Amos Mattio)
ALEXANDER JIMÉNEZ DEL TORO (Las Tunas, 1987) Autore in prosa e in poesia. Membro della Asociación Hermanos Saíz (AHS). Diplomato del Centro de Formación Literaria Onelio Jorge Cardoso. Ha ricevuto tra gli altri riconoscimenti: il Premio Portus Patris (2015), il Premio Toda Luz y Toda Mía (2016), Premio Bustos Domenecq (2016), Beca Literaria El Caballo de Coral (2017), Premio Casa Seoane (2018). Premio Literario Pinos Nuevos (2020). Ha pubbliato la raccolta di poesia País mental per le Ediciones La Luz (2018). e Piedra de sacrificio (RUTH, 2022). Suoi testi sono apparsi in riviste e antologie di diversi paesi.
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